Fan Fiction tvd st.6x02.
Eoni.
Whitmore college. Presente.Preferiva aggirarsi per il college di notte, sapeva che quell’esperienza gli aveva lasciato un’onta di masochismo difficile da eliminare, un dolore a metà strada fra il ribrezzo e la soddisfazione amara di avercela fatta ad ogni costo, a tutti i costi, a costo di tutti. Ecco proprio lì svoltato l’angolo aveva strappato la giugulare alla ragazzina occhialuta, “ahhh che momento di libertà fu quello”, pensava sospirando a quanto quel guizzo di libertà fosse più saporito e speziato del noioso gioco di vite a cui si stava sottoponendo ora….eppure poteva andare dove voleva, tornare quando voleva, non apparteneva più a nessuno se non a se stesso. Si era guardato intorno in questi mesi, la città ventosa col suo blues, la cara vecchia Chicago…perché la ricordava diversa? Le capigliature delle donne? Le calze a rete? La gioia passionale dell’abbracciare un soldato? Eppure c’era un viaggio che non era ancora pronto a fare…l’Europa. Casa. La brezza primaverile gli spostava leggermente i capelli, li aveva lasciati crescere, alle donne moderne piacciono così, aveva assunto l’atteggiamento da finto trasandato, ma emotivamente si autodefiniva un “classico”, a metà strada tra Clark Gable e Gregory Peck.
“Ciao biondina. Eri ansiosa di vedermi?”
“Udito da vampiro! Ricordi?!”
“O forse aspettavi qualcun altro.”, Enzo entrò nella camera e puntò dritto alla poltroncina davanti al camino, era rivolta verso il letto di Elena. Si mise a fissarla come si può fissare un quadro d’autore,
“Non ti capirò mai, bambolina!”,
“Enzo!”
“Caroline?!”, le fece il verso, sprezzante. Era dannatamente attraente, persino Elena, nel suo stato di devastazione pressoché perenne doveva ammetterlo. Le ricordava il Damon che aveva imparato ad amare ed anche se a Caroline dava i nervi, era grata a Stefan per avergli chiesto di dar loro un occhio di tanto in tanto. Stefan…sarebbe mai tornato da New Orleans? Non sentiva Alaric da più di quattro mesi, Caroline passava il tempo attaccata al cellulare in attesa di un messaggio o di una chiamata di Stefan.
“Elena, a cosa pensi?”, le si era avvicinata, così dolce e premurosa, quanto avrebbe voluto vederla così ben disposta con Damon in vita…
“A me sembra ovvio!”
“Oh certo! Perché tu sai tutto?!”, Enzo allargò le braccia come a conferma di tal tesi.
“Forse perché sei tipo…vecchissimo!”
“Non scaldarti dolce baccello di vaniglia, raggiungerai la mia età prima di chiudere e riaprire i tuoi luminosi occhi blu. Venendo a quest’altra dolce creatura, da come mi guardava credo che si stesse interrogando su questo: è accattivante ed affascinante come Glark Gable o sensuale e rassicurante come Gregory Peck? Fa con calma dolcezza, anch’io non ho ancora deciso”. Fece un sorriso sornione.
POST MORTEM. GIORNO 155
“Sono mesi ormai che sta studiando quei manuali”, Stefan ed Elijah avevano passato l’intera mattina con Davina, la ragazza cercava ancora qualcosa di appropriato per aiutare Alaric, o, perlomeno, così lasciava loro credere. Aveva bisogno che si fidassero, con Jeremy era stato facile, non conosceva la sua storia con quella Bonnie, ma aveva intuito quanto importante fosse, ancora, per lui. Persuaderlo sulla difficoltà di essere la più potente strega in circolazione non le rubò più di qualche minuto, ed anche con Stefan fu lo stesso. Doveva trovare Esther, era oramai chiaro che non stava mantenendo il suo aspetto, Klaus aveva aperto la bara affinché Stefan si zittisse.
“Davina…”Elijah la riportava alla realtà, era assorta nei suoi pensieri, immobile dinanzi al banco delle erbe, in quel quartiere che stava partorendo guerre e leggende da oltre mezzo secolo.
“Stefan ho bisogno di vedere il tuo amico, di conoscerlo”
“Davina, Alaric non sarà molto collaborativo se vorrai ancora provare a resettare la sua memoria”.
“Non ho ancora un altro incantesimo, ed ora è ovvio che certi incantesimi non agiscono come una filastrocca che si impara a memoria, ma come un impulso ad agire, come con Jeremy, giusto?”
“E noi sappiamo tutto questo. Ascolta non voglio metterti pressione o altro, ma per quanto possa sembrare assurdo detto da un vampiro, non voglio più perdere altro tempo.”.
Si guardarono.
Stefan lasciò Elijah con Hayley, faceva ancora fatica a rivolgerle la parola dopo la morte di Carol Lookwood, non che fosse stato particolarmente legato all’ex sindaco, ma sentì il peso di quella vita spezzata come l’ennesima dannazione su Mystic Falls.
“A cosa stai pensando?”
Klaus lo osservava da tempo, come solo un rapace saprebbe fare. Vero, non aveva informazioni da strappargli, vero pure che non voleva giocare col suo dolore, vero più d’ogni altra cosa che c’era stato un tempo in cui l’aveva amato come un fratello. Solo lui dopo Elijah Kol e persino Finn, nella sua lunghissima vita.
“Niente di interessante, non per un re, almeno”. Stefan sorrise malinconico.
“Andiamo, Stef. Cos’hai da perdere? Ho notato che il giovane Gilbert non è molto capace in una conversazione brillante, Alaric si tiene alla larga, per cui, ti resto io”, gli porse un bicchiere di whiskey mentre con l’altra mano gli stringeva la spalla, Stefan pensò fosse sincero.
“1920. Cos’è questa novità? Umorismo?”, Stefan leggeva l'etichetta sulla bottiglia di whiskey.
“Nostalgia”.
“Se ci fosse anche solo una possibilità di riavere Bonnie….e…Damon indietro…ma se così non fosse, io non voglio illudermi e non voglio tornare a casa ed illudere Elena…Lei, lei non reagisce in alcun modo. Io non so come aiutarla, francamente…non so neppure come aiutare me stesso”,
“Come tu ben sai io ho perso due dei miei fratelli, uno dei quali non posso dire fosse il mio preferito…sai che amo la verità, non guardarmi con quel cipiglio giudicante, ma la morte di Kol, che tu ci creda o no, mi ha insegnato qualcosa”
“Mmmm”, Stefan non voleva fare dell’ironia, ma era difficile non pensare a come era morto Kol.
“Mi ha insegnato a tenere sotto tiro chiunque voglia colpire la mia famiglia, in un modo o nell’altro. Tu non avevi solo Damon, queste persone che sono con te lo dimostrano. Potresti perfino rimanere qui”.
“Ti ringrazio, ma…no”
“Hai fretta di tornare dalla nostra doppelganger preferita immagino…non fraintendermi, so quanto sia puro il tuo animo, non ti lanceresti su una vedova fresca”, Stefan era certo di aver visto un mezzo sorriso sul suo volto, lo stava sbeffeggiando, ma infondo lo fece riflettere: non aveva fretta di tornare da Elena.
ALTROVE
“Non riesco a tenerlo ancora per molto”, cercava di indurgli il sogno più lontano possibile dai suoi ricordi, ma, in un modo o nell’altro, pur tra atroci sofferenze, la sua mente tornava, e lei non poteva far altro che lasciarlo soffrire, per poi riprenderlo.
“Devi, devi ti prego!”
Bonnie aprì gli occhi, la figura dinanzi a lei non era chiara, ma le sembrò una donna infinitamente dolce. Il ricordo del passaggio di lei e Damon in quella che poteva chiamare dimensione la tormentava, ed anche in quel passaggio era stata punita. Non gli aveva lasciato la mano.
“Sento come se qualcosa mi bloccasse, come se non volessero dargli neppur un attimo”,
“lo so Bonnie, lo so”.
La donna, che aveva sentito chiamare Dama da un’altra giovane strega, le carezzò il viso. Formavano un cerchio il cui diametro le parve composto da una dozzine di ragazze, erano lì ed erano altrove, le bastava chiudere gli occhi per provare una profonda pace interiore, ma tutto intorno era sfocato, tutto era troppo bianco, per lei, che aveva compromesso quel suo passaggio e che ora doveva sacrificare parte della sua innocenza per un’altra anima.
“Bonnie, ricordi quando sei passata?”
“Si”. La dama, inginocchiatasi accanto a lei, le piegava le lunghi vesti bianche su di un lato.
“Hai voluto salvare un’anima e questo ti fa molto onore, ma non spettava a te”. Bonnie cominciò a piangere.
“Lo so”. Sapeva che stava per giungere il momento, ogni giorno, quando la dama si avvicinava, sapeva che doveva rifuggire il terrore. Prese fuoco. Urlò, ma le altre sembravano non udirla, si consumò e restarono solo le vesti bianche, immacolate in terra.
Whitmore College. Presente.
“Enzo, smettila!”
“Deve alzarsi da questo dannato letto”
“Sei odioso, sei detestabile!”
“E capisci perché piacessi a Damon, vero?!”
Elena si girò, Caroline ed Enzo la guardarono alzarsi lentamente, altrettanto lentamente strappò la coperta dalle mani di Enzo.
“Grazie.”
Si diresse sotto la doccia.
“Vedi?!”
“Cosa?! Non ha dato di matto, non ha tentato il suicidio, per oggi Stefan può dirmi grazie. Tolgo il disturbo!”
“Stefan?!”
“Oh biondina…tasto dolente?!”.
Elena stringeva tra le mani l’asciugamano sporco di grasso, aveva il profumo di Damon, di quando cucinava o le preparava qualcosa e se lo poggiava sulla spalla, chissà perché era lì.
New Orleans. POST MORTEM giorno 165.
“Ragazzina ne ho abbastanza”,
“Non uscirai di qui e non posso fidarmi di queste persone, se Klaus muore, loro muoiono.”
“Rimandale a casa allora”.
“Tu non capisci, Mikael! Devo dar loro qualcosa, una spiegazione qualsiasi!”
Whitmore College. Presente.
“Caro diario, Caroline ha pensato che se non riesco a parlare con qualcuno di loro devo perlomeno scrivere, per non esplodere, come è successo l’anno scorso con la morte di Jeremy. Il fatto è questo: io non so cosa provare, non so decidere se è più facile soffrire o recuperare, mi manca, come non mi è mai mancato e mai mi mancherà nulla nella vita. E’ come se avessi la possibilità di spiegare le ali e me le avessero spezzate, vedo gli altri volare o tentare di farlo, ma io non voglio neppure planare di poco, non voglio se significa che diventerà solo un ricordo, non voglio se significa che questo non sapere cosa provare un giorno diventerà qualcosa che avrò già provato, qualcosa di passato, non voglio se il suo nome si discosterà dal mio. Quello non era un addio, questa non sono io”.
“Elena, sei pronta per scendere a lezione?”
“Si”
“Scrivevi?”
“Si”
“Ti aiuta?”, Elena non rispose.
Chiuse il Diario nel primo cassetto, sotto la biancheria…cos’aveva detto lui una volta sul cassetto della biancheria? Ah sì…che era il miglior nascondiglio….Sorrise.
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