Fan Fiction tvd st.6x02.
Eoni.
Whitmore college. Presente.
Preferiva aggirarsi per il college di notte, sapeva che quell’esperienza gli aveva lasciato un’onta di masochismo difficile da eliminare, un dolore a metà strada fra il ribrezzo e la soddisfazione amara di avercela fatta ad ogni costo, a tutti i costi, a costo di tutti. Ecco proprio lì svoltato l’angolo aveva strappato la giugulare alla ragazzina occhialuta, “ahhh che momento di libertà fu quello”, pensava sospirando a quanto quel guizzo di libertà fosse più saporito e speziato del noioso gioco di vite a cui si stava sottoponendo ora….eppure poteva andare dove voleva, tornare quando voleva, non apparteneva più a nessuno se non a se stesso. Si era guardato intorno in questi mesi, la città ventosa col suo blues, la cara vecchia Chicago…perché la ricordava diversa? Le capigliature delle donne? Le calze a rete? La gioia passionale dell’abbracciare un soldato? Eppure c’era un viaggio che non era ancora pronto a fare…l’Europa. Casa. La brezza primaverile gli spostava leggermente i capelli, li aveva lasciati crescere, alle donne moderne piacciono così, aveva assunto l’atteggiamento da finto trasandato, ma emotivamente si autodefiniva un “classico”, a metà strada tra Clark Gable e Gregory Peck.
“Ciao biondina. Eri ansiosa di vedermi?”
“Udito da vampiro! Ricordi?!”
“O forse aspettavi qualcun altro.”, Enzo entrò nella camera e puntò dritto alla poltroncina davanti al camino, era rivolta verso il letto di Elena. Si mise a fissarla come si può fissare un quadro d’autore,
“Non ti capirò mai, bambolina!”,
“Enzo!”
“Caroline?!”, le fece il verso, sprezzante. Era dannatamente attraente, persino Elena, nel suo stato di devastazione pressoché perenne doveva ammetterlo. Le ricordava il Damon che aveva imparato ad amare ed anche se a Caroline dava i nervi, era grata a Stefan per avergli chiesto di dar loro un occhio di tanto in tanto. Stefan…sarebbe mai tornato da New Orleans? Non sentiva Alaric da più di quattro mesi, Caroline passava il tempo attaccata al cellulare in attesa di un messaggio o di una chiamata di Stefan.
“Elena, a cosa pensi?”, le si era avvicinata, così dolce e premurosa, quanto avrebbe voluto vederla così ben disposta con Damon in vita…
“A me sembra ovvio!”
“Oh certo! Perché tu sai tutto?!”, Enzo allargò le braccia come a conferma di tal tesi.
“Forse perché sei tipo…vecchissimo!”
“Non scaldarti dolce baccello di vaniglia, raggiungerai la mia età prima di chiudere e riaprire i tuoi luminosi occhi blu. Venendo a quest’altra dolce creatura, da come mi guardava credo che si stesse interrogando su questo: è accattivante ed affascinante come Glark Gable o sensuale e rassicurante come Gregory Peck? Fa con calma dolcezza, anch’io non ho ancora deciso”. Fece un sorriso sornione.
POST MORTEM. GIORNO 155
“Sono mesi ormai che sta studiando quei manuali”, Stefan ed Elijah avevano passato l’intera mattina con Davina, la ragazza cercava ancora qualcosa di appropriato per aiutare Alaric, o, perlomeno, così lasciava loro credere. Aveva bisogno che si fidassero, con Jeremy era stato facile, non conosceva la sua storia con quella Bonnie, ma aveva intuito quanto importante fosse, ancora, per lui. Persuaderlo sulla difficoltà di essere la più potente strega in circolazione non le rubò più di qualche minuto, ed anche con Stefan fu lo stesso. Doveva trovare Esther, era oramai chiaro che non stava mantenendo il suo aspetto, Klaus aveva aperto la bara affinché Stefan si zittisse.
“Davina…”Elijah la riportava alla realtà, era assorta nei suoi pensieri, immobile dinanzi al banco delle erbe, in quel quartiere che stava partorendo guerre e leggende da oltre mezzo secolo.
“Stefan ho bisogno di vedere il tuo amico, di conoscerlo”
“Davina, Alaric non sarà molto collaborativo se vorrai ancora provare a resettare la sua memoria”.
“Non ho ancora un altro incantesimo, ed ora è ovvio che certi incantesimi non agiscono come una filastrocca che si impara a memoria, ma come un impulso ad agire, come con Jeremy, giusto?”
“E noi sappiamo tutto questo. Ascolta non voglio metterti pressione o altro, ma per quanto possa sembrare assurdo detto da un vampiro, non voglio più perdere altro tempo.”.
Si guardarono.
Stefan lasciò Elijah con Hayley, faceva ancora fatica a rivolgerle la parola dopo la morte di Carol Lookwood, non che fosse stato particolarmente legato all’ex sindaco, ma sentì il peso di quella vita spezzata come l’ennesima dannazione su Mystic Falls.
“A cosa stai pensando?”
Klaus lo osservava da tempo, come solo un rapace saprebbe fare. Vero, non aveva informazioni da strappargli, vero pure che non voleva giocare col suo dolore, vero più d’ogni altra cosa che c’era stato un tempo in cui l’aveva amato come un fratello. Solo lui dopo Elijah Kol e persino Finn, nella sua lunghissima vita.
“Niente di interessante, non per un re, almeno”. Stefan sorrise malinconico.
“Andiamo, Stef. Cos’hai da perdere? Ho notato che il giovane Gilbert non è molto capace in una conversazione brillante, Alaric si tiene alla larga, per cui, ti resto io”, gli porse un bicchiere di whiskey mentre con l’altra mano gli stringeva la spalla, Stefan pensò fosse sincero.
“1920. Cos’è questa novità? Umorismo?”, Stefan leggeva l'etichetta sulla bottiglia di whiskey.
“Nostalgia”.
“Se ci fosse anche solo una possibilità di riavere Bonnie….e…Damon indietro…ma se così non fosse, io non voglio illudermi e non voglio tornare a casa ed illudere Elena…Lei, lei non reagisce in alcun modo. Io non so come aiutarla, francamente…non so neppure come aiutare me stesso”,
“Come tu ben sai io ho perso due dei miei fratelli, uno dei quali non posso dire fosse il mio preferito…sai che amo la verità, non guardarmi con quel cipiglio giudicante, ma la morte di Kol, che tu ci creda o no, mi ha insegnato qualcosa”
“Mmmm”, Stefan non voleva fare dell’ironia, ma era difficile non pensare a come era morto Kol.
“Mi ha insegnato a tenere sotto tiro chiunque voglia colpire la mia famiglia, in un modo o nell’altro. Tu non avevi solo Damon, queste persone che sono con te lo dimostrano. Potresti perfino rimanere qui”.
“Ti ringrazio, ma…no”
“Hai fretta di tornare dalla nostra doppelganger preferita immagino…non fraintendermi, so quanto sia puro il tuo animo, non ti lanceresti su una vedova fresca”, Stefan era certo di aver visto un mezzo sorriso sul suo volto, lo stava sbeffeggiando, ma infondo lo fece riflettere: non aveva fretta di tornare da Elena.
ALTROVE
“Non riesco a tenerlo ancora per molto”, cercava di indurgli il sogno più lontano possibile dai suoi ricordi, ma, in un modo o nell’altro, pur tra atroci sofferenze, la sua mente tornava, e lei non poteva far altro che lasciarlo soffrire, per poi riprenderlo.
“Devi, devi ti prego!”
Bonnie aprì gli occhi, la figura dinanzi a lei non era chiara, ma le sembrò una donna infinitamente dolce. Il ricordo del passaggio di lei e Damon in quella che poteva chiamare dimensione la tormentava, ed anche in quel passaggio era stata punita. Non gli aveva lasciato la mano.
“Sento come se qualcosa mi bloccasse, come se non volessero dargli neppur un attimo”,
“lo so Bonnie, lo so”.
La donna, che aveva sentito chiamare Dama da un’altra giovane strega, le carezzò il viso. Formavano un cerchio il cui diametro le parve composto da una dozzine di ragazze, erano lì ed erano altrove, le bastava chiudere gli occhi per provare una profonda pace interiore, ma tutto intorno era sfocato, tutto era troppo bianco, per lei, che aveva compromesso quel suo passaggio e che ora doveva sacrificare parte della sua innocenza per un’altra anima.
“Bonnie, ricordi quando sei passata?”
“Si”. La dama, inginocchiatasi accanto a lei, le piegava le lunghi vesti bianche su di un lato.
“Hai voluto salvare un’anima e questo ti fa molto onore, ma non spettava a te”. Bonnie cominciò a piangere.
“Lo so”. Sapeva che stava per giungere il momento, ogni giorno, quando la dama si avvicinava, sapeva che doveva rifuggire il terrore. Prese fuoco. Urlò, ma le altre sembravano non udirla, si consumò e restarono solo le vesti bianche, immacolate in terra.
Whitmore College. Presente.
“Enzo, smettila!”
“Deve alzarsi da questo dannato letto”
“Sei odioso, sei detestabile!”
“E capisci perché piacessi a Damon, vero?!”
Elena si girò, Caroline ed Enzo la guardarono alzarsi lentamente, altrettanto lentamente strappò la coperta dalle mani di Enzo.
“Grazie.”
Si diresse sotto la doccia.
“Vedi?!”
“Cosa?! Non ha dato di matto, non ha tentato il suicidio, per oggi Stefan può dirmi grazie. Tolgo il disturbo!”
“Stefan?!”
“Oh biondina…tasto dolente?!”.
Elena stringeva tra le mani l’asciugamano sporco di grasso, aveva il profumo di Damon, di quando cucinava o le preparava qualcosa e se lo poggiava sulla spalla, chissà perché era lì.
New Orleans. POST MORTEM giorno 165.
“Ragazzina ne ho abbastanza”,
“Non uscirai di qui e non posso fidarmi di queste persone, se Klaus muore, loro muoiono.”
“Rimandale a casa allora”.
“Tu non capisci, Mikael! Devo dar loro qualcosa, una spiegazione qualsiasi!”
Whitmore College. Presente.
“Caro diario, Caroline ha pensato che se non riesco a parlare con qualcuno di loro devo perlomeno scrivere, per non esplodere, come è successo l’anno scorso con la morte di Jeremy. Il fatto è questo: io non so cosa provare, non so decidere se è più facile soffrire o recuperare, mi manca, come non mi è mai mancato e mai mi mancherà nulla nella vita. E’ come se avessi la possibilità di spiegare le ali e me le avessero spezzate, vedo gli altri volare o tentare di farlo, ma io non voglio neppure planare di poco, non voglio se significa che diventerà solo un ricordo, non voglio se significa che questo non sapere cosa provare un giorno diventerà qualcosa che avrò già provato, qualcosa di passato, non voglio se il suo nome si discosterà dal mio. Quello non era un addio, questa non sono io”.
“Elena, sei pronta per scendere a lezione?”
“Si”
“Scrivevi?”
“Si”
“Ti aiuta?”, Elena non rispose.
Chiuse il Diario nel primo cassetto, sotto la biancheria…cos’aveva detto lui una volta sul cassetto della biancheria? Ah sì…che era il miglior nascondiglio….Sorrise.
Premessa:
"Please, come back to me"....dopo la terza notte in cui mi sono svegliata per aver sognato il finale della quinta stagione di TVD, mi sono detta: eh no, eh, ma che anche no, che poi perché?!...Sì, perché dovevo permettere a ciambellwoman (ciao Plec, ce l'ho con te), di relegarmi in quel limbo (assurdità: il limbo in tvd era appena stato fatto fuori, la capite la mia difficoltà, vero?) di attesa e spasmodica immaginazione che si accendeva e spegneva prima su un'idea e poi su di un'altra sul come sarebbe proseguita la storia? Necessitavo di una valvola di sfogo, alchè il genio infame nel cervello mi fa: "pulzella ho un'Ilaridea: prendi la penna e inventati la storia che fino a ottobre così non te si regge!". Ho risposto con un garibaldiano: "obbedisco". Condivido con voi questo mio pezzo di immaginazione, che come un ariete ha sfondato quella porticina colorata nel mio cervello che Alice non potrebbe attraversare neppure mangiando tutti i funghi rimpicciolenti del Paese delle Meraviglie.
6x01
Possibilità
L’auto era diretta a velocità folle verso il Grill, le mani intrecciate e una promessa che li teneva uniti come mai prima, era certa che Damon l’avrebbe mantenuta, sarebbero tornati insieme dall’OS.
“Bonnie! Perché l’hai fatto!? Io …Damon non è ancora arrivato! Non…non può accadere sul serio…!”,
“Elena, andrà tutto bene, te lo prometto. Tornerà”, le parole di Bonnie erano involucri vuoti, promesse che si rifiutava di ascoltare; d’una sola le importava. Non era più lì ad aspettarlo, non avrebbe potuto cercarlo. Qualcosa si faceva strada dal fondo della sua anima e risaliva la superficie, non sapeva dargli un nome, o, semplicemente, non voleva. Il passare dei minuti fece scoppiare in lei quel qualcosa, si stringeva le tempie premendo con forza, desiderava che quel terrore, quel misto di inquietudine ed impotenza uscisse fuori dalla sua testa. Anche Stefan era tornato e Bonnie si era allontanata. Barcollava come ubriaca, la vista appannata ed il fiato corto; Liv era ancora intenta a fare l’incantesimo,
“Luke! No! Ti prego non fermarla, ti prego!”,
“Io ho solo lei, come tu hai Jeremy, non costringermi a farti soffrire più del necessario”, stava imponendo le mani per tenerla lontana.
“Luke…”
“Liv!..ehy…è quasi finita!”
“No! Noi abbiamo mentito a queste persone, abbiamo fatto loro del male più di una volta. Tu, come me, sai che non avremmo comunque scampo. Non lasciamogli subire ciò che…. Ascolta, non temere…aiutami a completare il rituale, non…non riesco a tenere l’incantesimo da sola…e non posso bloccarlo ancora per molto”. Suo fratello la guardava, mentre fiotti di sangue le rigavano le labbra, continuava l’imposizione su di Elena, sapeva che sarebbero morti comunque, non avrebbe avuto il tempo di allontanarsi dal cimitero con sua sorella in quelle condizioni.
“D’accordo”.
“…Damon…”…Era tornato, mentre Bonnie si accasciava al suolo sentendo tutto il dolore della sua recente morte, Elena gli corse tra le braccia.
“Te l’avevo promesso…”…
“Elena!Elena!Svegliati!”, sgranò gli occhi, prendendo fiato, vide Caroline seduta accanto a lei “Urlavi…disperatamente…di nuovo”… si coprì il viso con le mani, e le strinse di nuovo alle tempie. Mentre il pianto a cui non sapeva porre fine le rubava la ragione, faceva i conti con quella realtà che in sogno mutava. Era il suo rituale oramai da otto lunghi mesi, in sogno amava, al risveglio sapeva. Damon era morto, Damon l’aveva abbandonata, Damon non aveva prestato fede a quella promessa.
Schermo a nero. The vampire diaries St. 6.
Otto mesi prima.
Caroline: “no…dove diamine è finita?!”. Bonnie era scomparsa alla loro vista. Jeremy corse nel punto in cui lei si trovava, si rigirò, guardò tutto intorno, sconvolto si lasciò cadere. Alaric strinse un braccio ad Elena, guardandola dolcemente mentre andava vero Jeremy, lo abbracciò e Jeremy si strinse a lui.
“Elena…”, Stefan le si era fatto accanto, mentre Caroline Matt e Tyler erano come imbambolati ed increduli.
“No! Stefan, no! Non parlarmi! Non c’è nulla che tu possa dire!”
“Sarei dovuto essere io…avrei dovuto aspettarlo…io”, Elena lo abbracciò perché sapeva che quelle lacrime erano il muto ringraziamento a suo fratello, Stefan doveva convivere con la consapevolezza che Damon aveva dato la vita per la sua.
“Caroline!!!”, Matt la sorresse giusto in tempo, ansimava, Stefan perdeva sangue dall’addome. Alle grida di Matt Jeremy alzò il capo, Elena ed Alaric cominciavano a sputare acqua.
“Dovete uscire da Mystic Falls! Immediatamente! State morendo!”, Tyler ricordava ciò che Markos gli aveva fatto.
Otto mesi dopo. PRESENTE.
“E’ sempre peggio! Riesco a nutrirla a forza, il più delle volte soggiogando il ragazzo del pony express pizza!”, aveva trascinato Matt fuori dal padiglione per impedire ad Elena di ascoltare.
“So quanto può essere difficile e mi dispiace non poter fare altro, anche tu hai perso Bonnie”
“L’abbiamo persa tutti”
“Lei ora ha solo te, Caroline”, la guardava vergognandosi della sua umanità, che tanto spesso aveva considerato noiosa, quella condizione che era stata strappata alle persone a lui più care, che era stata sostituita dal fascino di un’immortalità ribelle e che sempre si rinnovava. Pur con tutte le contraddizioni ed i dolori poteva ammettere a se stesso che prima di quell’ennesima tragedia invidiava la loro possibilità di andare avanti, sapendo che il tempo era loro amico, che avrebbero ricominciato, giovani e belli, quando il dolore si fosse calmato; lui avrebbe vissuto per un tempo determinato con la morte di Vicky e con la consapevolezza di non essere stato in grado di poterla salvare.
“Va bene Matt”, Caroline aveva letto nei suoi occhi.
“E’ che…sapere di poter tornare alla mia casa, alla mia vita…so che niente sarà più come prima, senti ci sono abituato ok? E’ stato un anno infernale, ma proprio io fra voi, ho trovato il modo di andare avanti, io che sono solo un essere umano..e questo mi pare sempre più assurdo pensandoci…”
“Solo un essere umano?! Matt Donovan questa è la più grande sciocchezza che potessi dire! Né io né Elena o Stefan o Alaric ce l’abbiamo con te perché sei riuscito a tornare a Mystic Falls e ad andare avanti, siamo felicissimi per te! E’ che qui isolati e separati…sento che ci stiamo perdendo, quando invece è ora che dovremmo essere più uniti!”
“Notizie di Alaric o Stefan?”, Caroline scosse il capo.
POST MORTEM: GIORNO 90 Whitmore College
“Non posso controllarlo, va via di qui!!”
Stefan si teneva la gola! “ Non ti abbandonerò, tu puoi farcela!”
“Ti dico di no Stefan, devi allontanarti immediatamente! Non voglio ucciderti!”
“Alaric….?”
Elena li guardava dalle scale della cantina di Wes. Le corde alla verbena che tenevano Alaric immobile erano state recise da Stefan.
“ Io so come ti senti! Conosco la brama di sangue! Devi convincerti, solo questo! Convinciti di riuscirci!”
“Stefan, basta”., la sua voce era prima di inclinazione. I lunghi capelli castani trascurati, carezzava solo con la punta delle dita quella ciocca, immaginando lui spostargliela dal viso. Scendeva veloce i gradini, nella penombra vide Stefan che si teneva il collo.
“Elena, ti ucciderà!”
“Lui non farà nulla del genere, Esther è morta, definitivamente con l’implosione dell’OS, tutto ciò che legava me ed Alaric all’incantesimo degli originali è andato perso con lei quando siamo usciti da Mystic Falls”.
“E allora come spieghi questa fame!? Non di umani, Elena! Brama sangue di vampiro!”
“ Diamine Stefan! Credi che non lo sappia?! Cosa pensi che sia stato per noi l’ultimo mese, qui in questo inquietante campus universitario?!”, teneva in mano una bottiglia di bourbon, nella penombra della porta cigolante le vedeva trascinare una sacca di sangue.
“Lei? Me l’ha portata Caroline, è il mio pranzo…e sarà anche il suo, deve imparare a controllarsi, ed io l’aiuterò perché non c’è bisogno di dirti che non mi resta altro, se non provare ad unire i cocci”.
“Elena”, Alaric le si avvicinò cercando di vincere quell’impulso a strapparle il cuore dal petto non prima di averla letteralmente divorata, “Stefan ha ragione. C’è qualcosa che non va in me, e tu non sei pronta per affrontare tutto questo.”
“Se ti riferisci alla morte di Bonnie, sto cercando di affrontarla, con Jeremy. Gli sono rimasta letteralmente solo io ed è già abbastanza dura non poter esser con lui a casa”
“No…io mi riferivo…”
“A Damon. Tu ti riferivi a Damon, lo so Rick. Hai perso il tuo amico, e tu Stefan hai perso tuo fratello. Io, io ho perso qualcuno che non mi mentirà più, che non mi abbandonerà più perché, bhe, l’ha già fatto! Quindi ora, se tutto ciò che mi resta, che mi da quella spinta per non fermarmi a pensare che una parte di me sia morta – e stavolta per sempre – è aiutarti, non toglietemi anche questo. E se pensate che l’incantesimo ci leghi ancora, bene, abbiamo bisogno di una strega per scoprirlo”.
Gli occhi le si riempirono di rabbia, non provava più dolore, quel sentimento le dava il buongiorno e si rintanava in un punto preciso del suo cervello, martellando con indicibile insistenza sempre sullo stesso ricordo, ma non poteva ammettere di perdere qualcun altro. Non di nuovo, non ora.
POST MORTEM: GIORNO 130 New Orleans.
“ E tu chi diamine saresti?”, il ragazzo brandiva una pistola caricata con proiettili di legno, tutto nel suo atteggiamento lasciava intendere che le domande sarebbero state inutili, puntava l’arma contro Josh.
“Portami da Klaus, ora!”
“Uooo, calmo, calmo! In realtà non sarebbe un buon momento per parlare con Klaus!”
“Ascoltami attentamente perché non mi ripeterò oltre: sono un cacciatore di vampiri, ma non uno normale, di quelli che potresti facilmente abbattere o soggiogare, sono uno dei cinque e, fidati, non vuoi sapere di cosa sto parlando!”
“ok, amico, ma abbassa l’arma”
“Vedi, uno dei problemi del non essere un cacciatore qualunque è che c’è qualcosa dentro di me che mi spinge ad odiarti con tutte le mie forze, e quest’odio spinge ogni fibra del mio corpo ad ucciderti alla svelta, quindi conterò fino a tre. Uno..”
“Aspetta aspetta…!”, esplose un colpo puntando alle gambe.
“Bene…sai sparare, ma in matematica devi avere qualche problema amico!!”
“Portami da Klaus!”
“Ok, lo chiamo…vedi? Sto prendendo il telefono…chi diamine sei?”
“Digli che Jeremy Gilbert è venuto a fargli visita!”.
“Dammi un valido motivo per non ridurti in qualcosa di irriconoscibile e fallo alla svelta giovane Gilbert!”
“Non potresti comunque uccidermi, sai bene che ti perseguiterei, quindi io salterei la parte delle minacce!”
“ohohohh cosa ti fa pensare che lo faccia io?!”, Klaus avanzava tra i corpi dei vampiri uccisi, Elijah era già tra i due.
“Niklaus se il ragazzo è venuto fin qui, con tale irruenza, dovremmo dargli ascolto”, Klaus e Jeremy si fissavano negli occhi, con un cipiglio di odio misto a disprezzo.
“Posso solo ricordarti, mio sempre troppo nobile fratello, che quest’insulso ragazzino che ha acquisito spessore ed è qualcuno ai nostri occhi solo grazie a un tatuaggio con implicazioni mistiche, ha ucciso nostro fratello insieme alla dopplegangher?!”
“Nessuno è innocente, Klaus. Tu li avresti fermati, e Kol prima di te se non l’avessero ucciso. Questi ultimi mesi ti hanno insegnato il valore della compassione, Klaus, hai l’opportunità di metterla in pratica”.
“Bene. Hai sentito mio fratello? Hai un minuto”.
“ Me lo farò bastare. L’OS è andato distrutto, Alaric è tornato, ma mostra istinti “particolari”, come quelli di Michael”.
“E questo come sarebbe un nostro problema?”
“Ci serve una strega. Crediamo che Esther sia in qualche modo sopravvissuta all’implosione.”
“Non essere ridicolo! Elijah ho perso fin troppo tempo!”
“Jeremy, questo non è possibile…”Elijah, il diplomatico.
“Come spieghi allora che l’incantesimo che lega Elena ed Alaric non si è sciolto? In più non ti domandi come t’abbia trovato?”
Klaus si era già voltato, ed incamminato verso lo scalone che l’avrebbe portato al primo piano, ma si voltò.
“Bene, nullità! Come mi avresti trovato!”
“Uscito da mystic falls ho sentito tutti i miei istinti prendere il sopravvento, ho come perso i sensi o iniziato un transfert, non lo so! Ma qualcuno o qualcosa mi ha detto dove trovarti, e di ucciderti!”
“Ci sono già passato! Puoi provare! Io qui, però, sono il re!” allargò le braccia mentre con un balzo arrivò al tetto.
“Piccolo Gilbert, ho tutta una città disposta a metter fine alla tua vita e con essa ai tuoi vaneggiamenti!”.
“Ed io ho qualcosa da mostrarti!”
Stefan avanzò lentamente,
“Stefan! Amico mio! Potevi dirmelo subito che c’eri tu dietro tutto questo, avremmo potuto saltare quest’inutile spreco di soldatini e fare un giro per la città!” ed indicò i corpi dei vampiri.
“Non sono stato io, non è più nel mio stile. Jeremy ha cacciato del cibo per qualcuno a noi vicino, una persona a noi cara, che sta diventando ciò che tu hai sempre odiato, e sebbene non abbia più il paletto di quercia bianca, nulla gli impedirebbe di dare a tutti noi la caccia.”
“Tutto ciò è ridicolo! Mio padre è morto, l’ho ucciso con queste mani e se vuoi posso ringraziarti di nuovo, grazie Stefan!”, l’impazienza sul suo sguardo era pari alla consapevolezza che Elijah sta maturando.
“Stai parlando del cacciatore creato da nostra madre?”.
“Si”.
“E’ uscito dall’OS…”, le parole di Elijah erano più un sussurro, “Klaus, dobbiamo parlare con Davina!”
“Oh! Non vorrai dargli retta?!”
POST MORTEM. Giorno 125
“Jeremy…Jeremy sono io, Matt! Abbassa il paletto amico!”, Jeremy si ridestò, Elena faticosamente cercava di rialzarsi aggrappandosi alla spalliera del suo letto, aveva paletti conficcati nelle braccia e nelle gambe.
“Non è possibile! Silas è morto, e con esso la maledizione di Tessa e dei cinque…”, Tyler sorreggeva a fatica Elena.
“Io non so cosa mi sia preso….”
“Io lo so…”, Tyler l’aveva aiutata a disfarsi dei paletti, “…l’istinto è rimasto, ma ciò che ti permetteva di canalizzare le tue emozioni ed i tuoi impulsi verso qualcosa di positivo è …scomparso”. Non accennava a Bonnie da mesi, si appoggiavano l’una all’altro ed insieme a Rick.
“Sai bene come la penso!”
“Jeremy….”
“Io li ho visti, Elena! Lei e Damon, mano nella mano risucchiati da una luce! Non sono scomparsi e basta! Devono essere da qualche parte!”
“Jer, se fossero ancora dei fantasmi li vedresti, tu questo lo sai”.
Tyler e Matt lo riportarono a casa, Elena aveva bisogno di credere che quelle di Jeremy fossero le parole disperate di chi rifugge un dolore troppo grande per essere affrontato. Quel giorno Stefan, Jeremy ed Alaric sarebbero partiti per New Orleans su suggerimento di Tyler. Avevano bisogno di qualcuno che fosse in grado di praticare la magia, almeno per sapere cosa stesse succedendo loro, e con Liv e Luke scomparsi l’unica possibilità erano le streghe di New Orleans. Fu strappata dai suoi pensieri da Matt, che dolcemente la chiamava informandola della sua presenza.
“Sono stato indeciso fino a poco fa sul darti questi…”, le porse il suo anello, quello che indossava durante l’incendio, e quello di Damon, “…lo sceriffo mi ha chiesto di farli sparire, so che il tuo è tornato con te, mentre ho pensato che avessi voluto tenere quello di Damon”. Elena fissava l’anello con apatia. Era certa che se fosse stato lì, Damon avrebbe rimproverato Matt di girarle il coltello nella piaga, che avrebbe dovuto far sparire quell’anello; alla fine sorrise e li prese entrambi. Era inspiegabile che gli anelli solari fatti da Bonny ed in generale dalla famiglia Bennet, non avessero perso il loro potere, ma ora ne possedeva due. Tolse quello che indossava quotidianamente e mise quello recuperato da Matt. Questa copia dovrebbe essere denaturata della magia, ma quando lo infilò al dito e s’avvicinò ad un timido fascio di sole, potè vedere che non era così. L’anello funzionava, era ancora vincolato dalla magia di una Bennett.
POST MORTEM: GIORNO 130 New Orleans.
Davina era accorsa alla soffitta sentendo dell’uccisione dei dieci vampiri da parte di un essere umano. Michael era ancora lì, brandiva il paletto e si faceva comandare da quell’impulso di prendere la porta per andare ad uccidere i suoi figli.
“Mi serve il tuo sangue”,
“Posso impedirti di prenderlo, ragazzina?!”
Davina lo sfidava con lo sguardo, Michael prese un taglia lettere e, tagliando nel mezzo del palmo, la guardava prepararsi per un incantesimo. La giovane strega aveva disegnato sul pavimento due piccoli cerchi non molto distanti tra loro, quand’ebbe finito prese la ciotola in cui Michael aveva lasciato cadere il suo sangue e la depositò in terra, in uno dei cerchi. Aveva cominciato l’incantesimo, stava cercando con il sangue di Michael gli spiriti della sua famiglia, se questi fossero stati ancora presenti in natura avrebbero risposto alla chiamata, ma l’OS era imploso, gli spiriti perduti. Mano a mano che recitava la formula un albero genealogico si faceva strada grazie al sangue di Michael, fino a congiungersi con l’altro punto disegnato da Davina; si ramificarono ad uno ad uno steli con le iniziali prima di Finn, poi di Elijah, di Rebekah ed infine di Kol. Dal secondo cerchio si ramificava un altro stelo recante l’iniziale di Klaus e da lui un altro ancora, recante un’H.
“Come è possibile? Quel bastardo non è realmente mio figlio!”
“Infatti non si è ramificato da te, ma da Esther. Tutta la famiglia originale è tornata”
“Per quello che è successo a Mystic Falls, dev’essere per quello!”
“No…credo di essere stata io. Quando ho fatto uscire te, la tua linea di sangue ti ha seguito, e se i tuoi figli ne sono usciti…”
“Ne è scampata anche la loro madre”.
Davina era profondamente agitata, Michael rappresentava la sua arma, l’unica possibilità di vendicarsi di Klaus, non poteva rivelare il suo ritorno, né quello di Esther.
ALTROVE. PRESENTE.
“Dobbiamo sbrigarci, la lezione sta iniziando”,
“Ancora un minuto”
“Stai lavorando a quella moto da mesi ormai, si può sapere dove l’hai presa?”. Erano all’ultimo anno di college, l’aveva conosciuta per caso, la sua compagnia era piacevole, sebbene avesse sempre l’impressione che gli mancasse qualcosa.
“Damon, faremo tardi, tardi sul serio”.
Le sorrise e si alzò pulendosi le mani dal grasso.
Erano rientrati in camera.
“E’ tuo questo?”, sulla scrivania vi era un diario, color verde oliva in pelle, con una E incisa sul basso.
“No…l’avrà dimenticato qualche tua conquista…”
“Si, può darsi….”, aggrottò le sopracciglia e sentì un bruciore lancinante che lo spinse contro il pavimento, tutto sembrava richiudersi e addensarsi sopra di lui, le pareti, lei…
“Ehy…stai bene?”, si riprese, come svegliatosi da un sogno, teneva ancora in mano il diario, le dita carezzavano l’incisione.
“Si, si tutto bene”, andiamo.
Whitmore college. PRESENTE.
“Elena!! Elena!”
“Caroline…”
“Va tutto bene, è tutto ok, era solo un incubo”,
“Questo era differente, era….”
“Cosa?”
“Era come se lui fosse qui”
“Certo, è normale sentirlo vicino”
“No, no…Per qui intendo in questa stanza, qui…”
“Ok…ti andrebbe un caffè? O del sangue o quello che vuoi?”
“Si, un caffè…ma ho bisogno di una doccia…”
“Ti aspetto di sotto”.
Si alzò e si diresse verso l’armadio.
“Caroline…?”, era già uscita. Teneva tra le mani un asciugamano sporco di grasso.
"Ti piace questo titolo?: mi è venuta un'Ilaridea",
"Sinceramente amore? No.".
Fu il principio di due ore passate a fissare il monitor in attesa di ispirazione e, da parte della dolce metà, di inspirazione tantrica per darsi pazienza e forza nel guardare me guardare il monitor che guardava me che pensavo guardando il monitor.... >_< ....
Forse la maggioranza di coloro che passeranno di qui mi conoscono come mrs.jomo del sito http://www.moonlightitalia.com/vampirediaries/ , sapendo che quest'avventura nasce dall'esigenza di raccogliere idee, scritti, recensioni e, soprattutto, di avere un luogo, tutto mio, in cui pubblicare la fan fiction che segue alla quinta stagione di The Vampire Diaries.
Vi dirò, scrivere a comando alla mia mano non piace, quando l'ho guardata e le ho detto:" vai, scrivi", ho ricevuto la stessa risposta che Mughini fornisce ai cronisti sportivi: "abooooorrrrrro!", così siamo scese a patti, la mia mano ed io, e, complice quel geniaccio infame nascosto nel mio cervello che esce fuori sì nei momenti appropriati, ma solo in quelli che dice lui, le stiamo facendo credere che non c'è nulla di intenzionale in questo, è tutto molto bello e spontaneo.
Il genio infame, però, che è infame con la mano e con me, ha deciso che il taglio di questo blog debba essere più che ironico, più che divertente: la smutandata davanti al televisore che fa Homer Simpson, birretta poggiata sulla panza.
Ecco...non dico che dovete mettervi in mutande quando mi leggete, o che dovete darvi all'alcolismo per reggere i miei post (che poi insomma fate vobis), però vi suggerisco di rilassarvi e di venire qua quando il mondo là fuori scolorisce.
Come presentazione del blog la chiuderei aprendo un mini sondaggio:
troviamo un nome al geniaccio infame.
Pace bene prosperità e Sheldon Cooper a tutte/i !